martedì 2 novembre 2010

PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE – LEZIONE DEL 27/10/2010

Lezione facile facile :) Si è parlato essenzialmente dell’evoluzione della comunicazione nel corso della storia e di alcuni dei suoi effetti. Si parte dal concetto di base che l’uomo ha come bisogno primario quello di comunicare.

Pensiamo alle società primitive, a quei grandi e brutti uomini con la clava e il perizoma di pelle animale. In queste comunità prealfabetiche, quelle cioè nelle quali la scrittura non esiste, i più intuitivi e spontanei mezzi di comunicazione sono la parola e i gesti, al limite i graffiti. Tra questi la parola è senza dubbio il mezzo espressivo più importante, quello che contraddistingue questi gruppi come comunità umane. E’ il mezzo che consente di stare insieme e di tramandarsi.

A guida di questi gruppi viene posto colui che è ritenuto il più saggio: lo sciamano, il profeta e così via. Questo perché,essendo la parola il mezzo comunicativo principale, si ha la percezione che colui che la padroneggia sia dotato di grande saggezza. Lo sciamano appunto è colui che possiede le parole magiche, colui che interpreta un volere superiore e lo traduce in linguaggio.

Con la scoperta della scrittura cambiano le cose. E’ questo un evento che ha rivoluzionato la società umana come nessun altro, come neanche i computer sono stati in grado di fare. Con essa comincia ufficialmente la storia dell’umanità, perché della scrittura restano sempre tracce nel tempo, testimonianze. La scrittura modifica l’assetto della mente.

Con l’evolversi dei mezzi a disposizione, muta chiaramente anche quello che viene considerato il ruolo sociale predominante. Ecco quindi che dal profeta si passa al filosofo, colui che si interroga sui misteri dell’universo, colui che ha una profonda conoscenza del mondo e dei suoi abitanti e che diffonde questo sapere mediante dei trattati. Il filosofo diventa quindi la figura che desta attrazione, colui al quale ci si può affidare per destreggiarsi nella vita.

La scrittura si automatizza quando viene inventata la stampa, considerata anch’essa una delle più importanti conquiste dell’umanità. Si fa riferimento a una delle più importanti forme di stampa, quella che ha portato a una vera e propria rivoluzione nel processo di produzione e diffusione di libri, quella a caratteri mobili (inventata da Johann Gutenberg).

E’ una scoperta così cruciale che molti storici fanno coincidere con essa l’inizio della modernità. Ora i testi sono più disponibili, risulta molto più semplice rendere i propri pensieri intersoggettivi e la professione di amanuense ha perso ogni significato. In questo nuovo contesto, lo scienziato diviene la figura sociale rilevante e ogni forma di conoscenza, per essere ritenuta valida, deve possedere basi scientifiche. Ogni teoria dello scienziato, ogni sua sensazionale rivelazione, viene facilmente diffusa e resa popolare tramite i testi scritti, pronta per essere ammirata o dibattuta. E’ per questo che ogni scienziato ha cura di esprimere ogni suo parere e il frutto dei suoi studi in libri, si pensi ad esempio a Newton che pubblica i Principia.

La società odierna invece è caratterizzata da una multimedialità diffusa. Oggi è l’esperto, il consulente, la figura rilevante. Noi abbiamo sempre bisogno di consigli, di pareri, di notizie → notizia è ciò che muta gli eventi in sapere. E noi richiediamo oggi un sapere particolare, un sapere settoriale, necessitiamo di persone esperte in determinati ambiti. Ad esempio, avremo bisogno non tanto del biologo, quanto del biologo delle proteine e così via.

Essenzialmente esistono due modelli di comunicazione:

  • modello monologico = l’emittente sovrasta il ricevente, vi è un soggetto in primo piano a cui si fornisce maggior risalto. La comunicazione è qualcosa che parte da qualcuno. Es. un manifesto raffigurante un uomo grasso posto in risalto → il passante si vede grasso
  • modello dialogico = anche detto modello polifonico, la comunicazione è il frutto di più voci. Ci sono più soggetti raffigurati tutti allo stesso modo, più interlocutori che collaborano a seconda dei loro scopi. Es. persone sedute a un tavolo, raffigurate tutte ugualmente nell’atto di parlare e ascoltare

Essendo, quello di comunicare, uno dei bisogni e degli istinti più naturali dell’uomo, ne consegue che egli teme l’isolamento. A maggior ragione egli comunica maggiormente perché avverte la solitudine come condizione minacciosa. Per illustrare questo concetto si crea un paragone tra l’isolamento e l’insolazione. Entrambe queste condizioni hanno degli effetti negativi, influiscono sulla salute mentale. Stare soli mette a rischio l’identità personale.

Oggi c’è un’offerta di comunicazione superiore all’effettiva utilizzazione. La tecnologia ha prodotto un incremento tale che attualmente la capacità di comunicazione è maggiore rispetto alla capacità di leggere. Ci sono troppe informazioni, quello che viene definito overload informativo. Esistono sul web più siti di quanti ne siano effettivamente visitabili.

Nell’uomo la capacità di ricezione è di gran lunga superiore alla capacità di produzione. Basta pensare a un bambino che è in grado di comprendere il linguaggio molto prima di saper iniziare a parlare.

Ma cosa significa comunicare? Comunicare significa muoversi sull’asse sintagmatica e paradigmatica. I paradigmi sono insiemi di possibilità (es. ad una cena il paradigma potrebbe essere rappresentato dal menù). Per comunicare è necessario costruire dei sintagmi da questi paradigmi, ovvero delle combinazioni di senso compiuto. Ecco appunto che comunicare significa saper selezionare e comporre. Comunicare in modo efficace significa esibire potere, cioè qualcosa di molto ambito dagli uomini, come sappiamo. Esistono varie forme di potere (potere di coercizione fisica, di persuasione ecc.) ma comunicare è indubbiamente quello più importante.

Parlare significa rivolgersi a un altro. La scrittura invece abolisce l’altro, ha lo scopo di tramandare → ho qualcosa di così importante da dire che voglio destinarlo a persone non presenti. Chi scrive ovviamente si rivolge a un modello di destinatario.

Si è poi parlato del cosiddetto Mozart della psicologia, Vygotskij, analizzandone il pensiero più importante. Morto molto giovane, all’età di 34 anni, Vygotskij sostiene che la psiche umana non è riconducibile ad un’essenza naturale, non è universale ma deve le sue capacità alla storia e alla cultura. Non possiamo usare solo la biologia per analizzare la psiche. Tutto ciò che è intrapsichico (memoria,intelligenza,emozione ecc.) è stato prima interpsichico (interazioni con gli altri).

Ora, l’allievo più rilevante di questo signore, è stato un certo Aleksandr Lurija. Egli, approfittando della campagna di alfabetizzazione forzata dei contadini,nella società sovietica, studia gli effetti della comunicazione e, in particolare, della scrittura, sulla mente umana. Lurija parte dal presupposto che il sillogismo aristotelico

Tutti gli uomini sono mortali

Tutti i greci sono uomini

Tutti i greci sono mortali

non sia naturale nella mente umana. I contadini, prima di imparare a leggere, rifiutano questo ragionamento perché si basano esclusivamente sulla loro esperienza. Esempi dell’esperimento (L= Lurija, C = contadino):

  1. L: A nord della Siberia ci sono solo orsi bianchi. Ieri mi ha telegrafato un amico che dice di aver visto un orso. Di che colore è? – C: E che ne so io, perché lo chiedi a me?? xD / C: Nero (perché lui ne ha visto uno nero nella sua vita e mai uno bianco, si basa sull’esperienza). I contadini non riescono a dedurre dal discorso di Lurija che l’orso deve essere necessariamente bianco. Il ragionamento sillogistico è frutto di alfabetizzazione.
  2. L: Disponi di quattro oggetti; una sega, un’accetta, un tronco, un martello. Quale di questi è fuori posto? I contadini ignoranti non sanno rispondere. Per loro tutto serve. Ragionano per funzioni, non per categorie. Non hanno capacità di classificazione.
  3. Richiesta di autodefinizione. Lurija chiede ai contadini di descrivere la loro personalità. I contadini rifiutano la descrizione di sé o la confondono con abilità esterne. Si guardano dal di fuori = io sono quello che faccio. Dopo aver acquisito la conoscenza della scrittura e della lettura riesco a descriversi.

La scrittura ha modificato ogni cosa.

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