giovedì 28 ottobre 2010

PSICOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE – 25/10/2010

In questa lezione si prende inizialmente in esame una vecchia campagna pubblicitaria della Telecom,e lo si fa analizzando tre immagini diverse:
  • un gruppo di sportivi in cerchio nell’atto di incitarsi
  • due donne che si abbracciano e si sorridono
  • una coppia di giovani in silenzio, con lo sguardo fisso un’espressione di collera
Tutte e tre queste immagini sono accompagnate dalla scritta comunicate come vi pare. Il senso di questa campagna pubblicitaria sta nel dimostrare che ci sono molti modi di comunicare, che esiste una variabilità di comunicazione; esortazioni di gruppo, sorrisi, persino il silenzio, tutto è comunicazione. Eppure il fine ultimo di questa pubblicità è dirci: in ogni caso, preferite Telecom.
Tutte e tre le scene possono essere considerate rappresentazioni di emozioni (entusiasmo, gioia, rabbia). Questo ci porta a un semplice concetto, ovvero che la comunicazione è un modo di vivere le emozioni → le emozioni sono alla base della psicologia. Nel senso comune il termine psicologia è in gran parte coincidente con emotivo. Dire
ho avuto un blocco psicologico
significa aver avuto un blocco emotivo.
La psicologia intesa come scienza autonoma è nata di recente, si parla di fine ottocento. Comunemente si ritiene che l’iniziatore della psicologia sia Sigmund Freud. Questo è corretto solo in parte, nel senso che Freud è stato in effetti il fondatore della psicoanalisi, una delle principali correnti della moderna psicologia. Tuttavia, Wilhem Wundt, fisiologo tedesco, può essere considerato vero padre fondatore della psicologia.  
Wundt, nel 1879 (quindi circa un decennio prima di Freud) organizza a Lispia quello che chiama laboratorio di psicologia. Egli inizia cioè a misurare le capacità umane, conducendo insieme ai suoi allievi dei micro-esperimenti. Un esempio è quello dell’esperimento relativo al peso degli oggetti; egli cioè pone degli oggetti in mano ai suoi collaboratori, i quali, sfruttando le potenzialità della statistica, devono cercare di determinarne il peso. Wundt, in altre parole, studia in questo modo la capacità di percezione degli oggetti.
Questo laboratorio diviene talmente celebre che molti studenti giungono qui da tutto il mondo. Uno di questi è l’americano William James, che dopo essersi laureato a Lipsia, fonda in patria quella che può essere definita psicologia scientifica americana. Questa particolare disciplina nasce proprio con un saggio, What’s an emotion? scritto da James.
Egli si chiede cos’è esattamente un’emozione e afferma che essa è un costrutto complesso. Possiamo cioè comprendere un’emozione se ne cogliamo le componenti. E’ necessario prima di tutto un chiarimento terminologico.
emozione → sentimento → passione
L’emozione è un qualcosa della nostra vita affettiva che, in relazione al tempo, coglie un momento. Essa è puntuale, immediata, è episodica, è il vissuto affettivo di un momento. Suo opposto è la passione, un vissuto affettivo protratto nel tempo. Il sentimento invece è un vissuto affettivo che si colloca mediamente, ha una durata intermedia e varia.
Emozione e passione si contrappongono sull’asse temporale ma sono congiunte sull’asse dell’intensità. Entrambe sono intense. Anche su quest’asse il sentimento è un termine vago, mediano, non perfettamente definito.
James si rende conto che la vita affettiva delle persone, che altro non è che la vita psicologica delle persone, si basa su questi episodi di base, le emozioni. Le componenti dell’emozione individuate da James sono dunque:
  1. attivazione (arousal) = in un emozione c’è l’attivazione corporea, non si da l’emozione se il corpo non è allertato o scosso → pressione sanguigna in aumento, battito cardiaco accelerato, la conduttanza elettrica della pelle in aumento ecc. La componente del cervello che da il via a tutti questi processi di cambiamento è detta amigdala. L’emozione è necessaria alla sopravvivenza.
  2. elaborazione = c’è una valutazione cognitiva, la mente deve dare un suo giudizio sulla realtà, deve realizzare se qualcosa nel mondo è una minaccia oppure è una fonte di risorse o appagamento. L’elaborazione dimostra che non solo il nostro corpo è mobilitato ma anche la nostra mente. C’è un’attribuzione di senso. Noi analizziamo la nostra vita affettiva in termini di positivo/negativo.
  3. sensazione (feeling) = il sentimento provocato dall’emozione, il modo in cui viviamo un’emozione, il vissuto soggettivo e personale, peculiare
  4. espressione (expressing) = i segni dell’emozione, il modo in cui il corpo esprime l’emozione, il corpo non solo è attivato ma è strumento di manifestazione dell’emozione (es. il piangere o il sorridere). L’attivazione è inconsapevole. L’espressione è voluta. Per James questa è una componente fondamentale ed egli capovolge il valore delle espressioni corporee  → afferma che noi non piangiamo perché siamo tristi ma siamo tristi perché piangiamo. Secondo lui, le manifestazioni espressive delle emozioni sono componenti decisive a tal punto da portare alla consapevolezza di quello di che si sta provando. Questa è definita teoria periferica dell’emozione.
  5. linguaggio = etichettare l’emozione, individuare con le parole l’emozione che sto vivendo (es. spaventato o intimorito)
  6. condivisione sociale (social sharing) = l’emozione non resta dentro di chi la prova, non si limita a essere esternata attraverso i segni corporei o ad avere un’etichetta verbale. Essa ha una tendenza a trasferirsi, cerchiamo sempre di rendere partecipi gli altri delle nostre emozioni. Il social sharing primario consiste nel parlare ad un altro della mia emozione personale. Quando quel soggetto ne parla ad un terzo soggetto si ha il social sharing secondario, si ha il racconto di un racconto. La forza dei legami interpersonali si basa sulla condivisione di emozioni.
  7. fronteggiamento (coping) = l’emozione è un attacco alla nostra stabilità, che sia positivo o negativo provoca un turbamento. E’ necessario quindi far fronte a questa situazione. Quando si fronteggia ciò che innesta l’emozione si ha il primo coping (es. vedo una cosa di cui ho paura e corro per evitarlo). Quando si fronteggia il disturbo che si ha nella mente, gli effetti provocati in noi da un’emozione, quando si cerca di padroneggiare quello che si sta provando, si ha il coping secondario. 
Nello studio delle emozioni, è’ necessario poter anche essere in grado di classificarle. Abbiamo due tipi di emozioni. Le emozioni basic (o naturali,primarie):
  • sorpresa
  • tristezza
  • gioia
  • paura
  • collera
  • disgusto
  • amore (opinione non condivisa da tutti)
Disponiamo di varie prove per affermare che queste sono emozioni basilari. La prima è una prova linguistica, ovvero nel lessico di tutte le lingue esistenti o conosciute è possibile ritrovare termini che identificano queste emozioni.
La seconda è una prova evolutiva. Le emozioni basic sono radicate nella storia filo-genetica dell’umanità; anche gli animali superiori, vicini all’uomo, danno segni di provare queste emozioni e hanno anche espressioni simili a quelle umane. Inoltre è anche provato che le emozioni basic sono quelle che da bambini proviamo subito, sono quelle più immediate. Sono emozioni che si manifestano naturalmente, quelle secondarie sono emozioni che derivano dall’acculturazione. Sono perciò definite emozioni culturali.

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